Uffa che Noia, Uffa che Barba

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Vuoi sapere cosa succede al cervello quando si prova noia? Vuoi sapere come non annoiarti più? Ecco come trasformare la noia in una risorsa per la tua crescita personale.

La noia è spesso percepita come un segno di scarsa produttività. Eppure, la nostra relazione con essa è più complessa di quanto possiamo immaginare.

Qualche giorno fa, ad esempio, aspettando il mio turno per una visita mi annoiavo parecchio perché non sapevo cosa fare e tra me e me pensavo:

“Cosa posso fare per non buttare via il tempo?”

e più lo pensavo più mi annoiavo e più lo pensavo… più mi sentivo in colpa.

Tutti infatti, prima o poi, ci siamo sentiti annoiati, tuttavia, ciò che rende questa esperienza interessante non è tanto quanto tempo rimaniamo annoiati, quanto piuttosto come reagiamo.

La Noia è Davvero così Negativa?

Nella nostra società iperattiva la noia viene infatti considerata a tutti gli effetti come un segnale di inefficienza e quindi da evitare assolutamente a tutti i costi. Ma è ormai risaputo che la noia può essere anche una fonte inaspettata di creatività e crescita personale.

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Come la Noia Influisce sul Nostro Cervello

Ma cosa accade veramente nel nostro cervello quando ci annoiamo?

La psicologa Sammy Perone della Washington State University ha condotto una ricerca (1) per dare una risposta a questa domanda.

Per prima cosa il team di ricercatori capitanati dalla Perone ha osservato che, sebbene la noia sia un’esperienza vissuta da tutti, non tutti però reagiscono allo stesso modo ad essa. Alcune persone, infatti, soffrono maggiormente e questo può influire negativamente sulla loro salute mentale, portando anche gravi conseguenze come ansia e depressione.

Ognuno di noi prova noia,”

afferma infatti la psicologa Perone,

“ma alcune persone la vivono in modo più intenso e frequente, il che può essere poco salutare ”.

Per capire come la noia influenzasse il cervello, i ricercatori reclutarono 54 partecipanti. Per prima cosa i ricercatori chiesero ai volontari se erano propensi o meno ad annoiarsi e successivamente diedero loro da fare un compito ritenuto monotono che consisteva nel ruotare virtualmente dei perni su uno schermo.

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Durante il compito “noioso”, i ricercatori, tramite l’EEG (elettroencefalogramma), osservarono due aree specifiche del cervello dei volontari: la regione frontale destra che è quella che si attiva quando si sperimentano emozioni negative e quella sinistra che invece si attiva quando la mente cerca stimoli o distrazioni.

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